Felicità cartesiana
Signora,
il tempo è stato incostante, dopo che ho avuto l'onore di vedere Vostra Altezza, e ci sono state giornate talmente fredde per la stagione, che ho provato spesso inquietudine e timore che le acque di Spa non risultassero sane e utili come nei giorni più sereni... In questo deserto non so niente di ciò che accade al mondo e i miei pensieri più frequenti sono rivolti alla virtù di Vostra Altezza, che mi fa sperare di rivederla tanto felice e contenta quanto merita.
L'unico argomento che ho per intrattenervi riguarda i mezzi che la filosofia ci insegna per raggiungere la somma felicità... e perché le mie lettere non siano del tutto vuote e inutili, d'ora innanzi mi propongo di riempirle con alcune considerazioni tratte dalla lettura di qualche libro, ad esempio quello di Seneca sulla vita beata, a meno che non ne preferiate un altro o che tale progetto non vi garbi. Ma se voi lo approverete (come spero) e soprattutto se vi piacerà di rendermi partecipe delle vostre osservazioni sul libro, oltre a essere utili alla mia istruzione esse mi daranno l'occasione per approfondire meglio le mie riflessioni. Io le coltiverò con tanta cura quanto più mi sembrerà che voi gradirete questo colloquio...
l'umilissimo e obbedientissimo servitore di Vostra altezza,
Cartesio - Egmond, 21 luglio 1645
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Signor Cartesio,
esaminando il libro che mi avete raccomandato, ho trovato frasi molto belle e temi ben trattati per una meditazione piacevole, ma non per istruirmi sull'argomento, poiché espresse senza metodo... Io non vi domando affatto di continuare a interpretare Seneca solo perché il vostro ragionare è più straordinario, ma perché il più naturale che io abbia trovato... Così non riesco ancora a persuadermi che si possa raggiungere la felicità di cui parlate senza il concorso di ciò che non dipende affatto dalla volontà, poiché vi sono dei mali che impediscono totalmente di ragionare... Non abbandonate dunque, ve ne prego, il progetto di rendermi edotta ai vostri precetti, e credete, io li stimo quanto meritano... Desidero assicurarvi che sarò tutta la mia vita, Signor Cartesio, Vostra affezionatissima amica, per servirvi,
Elisabetta* - L'Aia, 16 agosto 1645
Le due missive sono tratte dal volume Ti scrivo dunque sono, Lettere 1619-1650
*Elisabetta di Boemia, figlia di Federico V re di Boemia e nipote, per parte di madre, del re d'Inghilterra Giacomo I.