Stoici: testimonianze di Diogene Laerzio, Marciano, Cicerone
Stoici - Il giusto è per natura e non per convenzione (…).La venerata dottrina di Zenone, fondatore della setta stoica, ha come scopo che non si debba vivere divisi in città e villaggi ciascuno con proprie leggi specifiche, ma che dobbiamo considerare tutti gli uomini come compagni di comunità e di città, e che tutti abbiamo un unico tipo di vita e ordinamento, come gregge allevato con pazienza sotto un tetto comune. Questo scrisse Zenone, immaginando come in sogno la forma perfetta di Stato.
Vedi anche: Epicuro – Scritti morali, Milano 1987
Vedi anche: Epicuro – Scritti morali, Milano 1987
Leggi alcuni frammenti Stoici
1. Il giusto è per natura e non per convenzione, così come la Legge e la retta Ragione.
2. Poiché non c’è nulla di più alto della ragione, la prima comunanza tra uomini e Dèi è la comune partecipazione alla ragione. Noi uomini siamo poi associati con gli Déi per mezzo della Legge; e quelli tra cui sono comuni queste cose, hanno anche in comunanza una città, tanto più se obbediscono allo stesso comando, allo stesso potere. Ma in realtà si obbedisce a questo ordinamento dei cieli, alla intelligenza divina, al potere superiore della divinità: cosicché tutto l’universo è da consi derarsi una sola città comune degli dèi e degli uomini
3. Il filosofo stoico Crisippo così cominciò quel libro che scrisse Sulla legge: «la Legge regna di ogni cosa, di tutte le cose divine e umane: essa dev’ essere signora su tutte le cose, le nobili e le turpi, deve essere capo e guida; dev’ essere regola del giusto e dell’ingiusto e indicare o vietare a quelli che sono per natura esseri viventi capaci di vivere nella città ciò che si debba fare o fuggire».
4. Quella molto ammirata repubblica di Zenone, l’iniziatore della setta stoica, ha questo come scopo essenziale, che non si debba vivere divisi per città e villaggi con proprie leggi specifiche ciascuno, ma che dobbiamo considerare tutti gli uomini compagni di comunità e città, e che tutti abbiamo un unico tipo di vita e un unico ordina mento, come gregge obbediente alle leggi allevato sotto una legge comune. Questo scrisse Zenone, come un sogno e un’immagine di buona costituzione filosofica e di buona forma di stato.
5. Dicono gli Stoici che bisogna chiamare una città e costituzione assolutamente felice soltanto la comunanza degli dèi tra loro, e, se si voglia includervi anche tutto il resto che dispone di ragione, anche degli uomini, annoverati insieme con gli dèi, così come i fanciulli e gli uomini maturi si dicono entrambi far parte della città, essendone cittadini per natura, non già perché sentano o agiscano tutti come cittadini o tutti abbiano vera comunanza di legge (i bambini, infatti, non sono capaci di comprenderla).
6. Crisippo nel primo libro Dei modi di vita sostiene che il sapiente parteciperà alla vita politica, se nulla glielo impedisca. Ànzi, sarà una buona occasione per frustrare il vizio e indurre alla virtù. Solo il sapiente è libero; gli stolti sono servi; la libertà è la facoltà di agire in modo autonomo, la servitù è la privazione di questa facoltà.
Vi è ancora un’altra schiavitù che consiste nella subordinazione e una terza che consiste nell’essere proprietà altrui e nella subordina zione, a cui si contrappone la signoria, che e anche essa è riprovevole.
7. I Sapienti nonsono soltanto liberi, ma sono anche re.Infatti egli sostiene che il filosofo saggio deve avere una chiara scienza del bene e del male, e che nessun uomo cattivo possiede questa scienza. Egual mente solo i sapienti sono in grado di governare, di amministrare la giustizia e di esercitare l’oratoria, ma degli uomini cattivi nessuno. Inoltre i sapienti sono infallibili, perché non sono corrivi all’errore.
( testimonianze sparse di Diogene Laerzio, Marciano, Plutarco)
2. Poiché non c’è nulla di più alto della ragione, la prima comunanza tra uomini e Dèi è la comune partecipazione alla ragione. Noi uomini siamo poi associati con gli Déi per mezzo della Legge; e quelli tra cui sono comuni queste cose, hanno anche in comunanza una città, tanto più se obbediscono allo stesso comando, allo stesso potere. Ma in realtà si obbedisce a questo ordinamento dei cieli, alla intelligenza divina, al potere superiore della divinità: cosicché tutto l’universo è da consi derarsi una sola città comune degli dèi e degli uomini
3. Il filosofo stoico Crisippo così cominciò quel libro che scrisse Sulla legge: «la Legge regna di ogni cosa, di tutte le cose divine e umane: essa dev’ essere signora su tutte le cose, le nobili e le turpi, deve essere capo e guida; dev’ essere regola del giusto e dell’ingiusto e indicare o vietare a quelli che sono per natura esseri viventi capaci di vivere nella città ciò che si debba fare o fuggire».
4. Quella molto ammirata repubblica di Zenone, l’iniziatore della setta stoica, ha questo come scopo essenziale, che non si debba vivere divisi per città e villaggi con proprie leggi specifiche ciascuno, ma che dobbiamo considerare tutti gli uomini compagni di comunità e città, e che tutti abbiamo un unico tipo di vita e un unico ordina mento, come gregge obbediente alle leggi allevato sotto una legge comune. Questo scrisse Zenone, come un sogno e un’immagine di buona costituzione filosofica e di buona forma di stato.
5. Dicono gli Stoici che bisogna chiamare una città e costituzione assolutamente felice soltanto la comunanza degli dèi tra loro, e, se si voglia includervi anche tutto il resto che dispone di ragione, anche degli uomini, annoverati insieme con gli dèi, così come i fanciulli e gli uomini maturi si dicono entrambi far parte della città, essendone cittadini per natura, non già perché sentano o agiscano tutti come cittadini o tutti abbiano vera comunanza di legge (i bambini, infatti, non sono capaci di comprenderla).
6. Crisippo nel primo libro Dei modi di vita sostiene che il sapiente parteciperà alla vita politica, se nulla glielo impedisca. Ànzi, sarà una buona occasione per frustrare il vizio e indurre alla virtù. Solo il sapiente è libero; gli stolti sono servi; la libertà è la facoltà di agire in modo autonomo, la servitù è la privazione di questa facoltà.
Vi è ancora un’altra schiavitù che consiste nella subordinazione e una terza che consiste nell’essere proprietà altrui e nella subordina zione, a cui si contrappone la signoria, che e anche essa è riprovevole.
7. I Sapienti nonsono soltanto liberi, ma sono anche re.Infatti egli sostiene che il filosofo saggio deve avere una chiara scienza del bene e del male, e che nessun uomo cattivo possiede questa scienza. Egual mente solo i sapienti sono in grado di governare, di amministrare la giustizia e di esercitare l’oratoria, ma degli uomini cattivi nessuno. Inoltre i sapienti sono infallibili, perché non sono corrivi all’errore.
( testimonianze sparse di Diogene Laerzio, Marciano, Plutarco)